da admin | Lug 31, 2015 | News
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In una calda serata di Giugno del 1497, dopo una lauta cena, Giovanni (Juan) Borgia, figlio illegittimo di papa Alessandro VI e della sua storica amante Vannozza Cattanei, sparì nel nulla, procurando non poca preoccupazione in ambito familiare (i nemici dei Borgia neppure si contavano più).
La preoccupazione lasciò il posto alla più cupa disperazione quando, pochi giorni dopo, il corpo del giovane, oltraggiato da numerosi colpi di coltello, riemerse dalle acque del Tevere.
L’ipotesi dell’omicidio a scopo di rapina, una pratica all’ordine del giorno nella Roma dell’epoca, venne immediatamente scartata, in quanto Giovanni era stato ritrovato abbigliato di tutto punto e, soprattutto, con indosso molte monete d’oro, un bottino troppo appetibile perché un qualsiasi avventuriero potesse rinunciarvi.
E allora, chi aveva ucciso il ragazzo?
Alessandro, sinceramente disperato per la perdita del figlio, non si dava pace e tentava in ogni modo di trovare il colpevole, ma senza giungere a nulla.
Ma forse doveva solo guardarsi intorno.
A poche ore dal recupero del corpo di Juan, in città iniziarono a circolare voci, neanche tanto velate, che a commettere l’efferato crimine fosse stato Cesare, un uomo talmente avvezzo a violenze e bassezze di ogni tipo, da essere ormai considerato l’ideatore e l’artefice primo di qualsiasi scelleratezza venisse compiuta nella capitale.
Né ci si sbagliava di molto, perché Cesare era effettivamente una persona amorale e spietata, ma al punto da volere la morte del suo stesso fratello?
Non è improbabile, anche in virtù del rapporto ben più che semplicemente conflittuale o competitivo che era sempre intercorso tra i due.
Cesare aveva sempre provato un insano rancore e una gelosia ai limiti della paranoia nei confronti del fratello Giovanni, di cui mal sopportava che, in quanto primogenito, fosse quello destinato all’onore delle armi e al potere temporale, mentre lui avrebbe dovuto accontentarsi di una assai più noiosa carriera ecclesiatica; inoltre Cesare considerava il fratello maggiore un inetto baciato dalla fortuna, un incapace cui il destino benevolo aveva riservato immeritati onori, gli stessi che sentiva di meritare per sé ma che non avrebbe mai potuto avere.
Invece improvvisamente Juan morì e ciò rese possibile a Cesare la tanto agognata carriera politica e militare.
Se è vero che a distanza di secoli l’omicidio di Giovanni Borgia resta un mistero poiché il colpevole non venne mai scoperto, è altrettanto probabile che egli fosse molto più vicino ad Alessandro VI di quanto il papa stesso immaginasse.
da admin | Lug 30, 2015 | News
E’ stato uno degli episodi più oscuri e drammatici del Rinascimento ma, per Machiavelli, si è trattato anche di un vero e proprio “capolavoro”. E’ stato proprio il grande pensatore fiorentino a coniare l’espressione di “magnifico inganno” per raccontare il modo in cui, la notte tra il 31 dicembre 1502 e l’alba del primo gennaio 1503, Cesare Borgia, il Duca Valentino, figlio di Papa Alessandro VI, convocò nella Rocca di Senigaglia quattro capitani di ventura che avevano congiurato contro di lui e il suo progetto di unire Marche e Romagna in un suo stato personale: Paolo Orsini, Francesco Orsini, Oliverotto da Fermo, Vitellozzo Vitelli accettarono di incontrarsi col Valentino che proponeva loro una cena riconciliatrice. Invece, una volta finito di mangiare scatta la trappola, il Borgia smette i panni del mite e conciliante, e si suoi ordini bloccano i quattro. Per due di loro (Oliverotto da Fermo e Vitellozzo Vitelli) la morte per strangolamento arriva subito dopo un terribile scambio di battute che Machiavelli ricostruisce. Per i due Orsini, in quanto membri di una potente famiglia da sempre avversa ai Borgia ma con importanti appoggi, il figlio si consulta con Roma. Arrivato il benestare dal padre, Cesare Borgia fa strangolare anche gli altri due superstiti della “Cena di Senigallia”. E’ l’apoteosi del potere del Borgia ma anche l’inizio della sua fine. Otto mesi più tardi, con la morte improvvisa di Alessandro VI, tutto crollerà rapidamente.
da admin | Lug 30, 2015 | News
The art world’s most famous face – Mona Lisa – may have belonged to a promiscuous courtesan who was nicknamed “the Tigress”, according to a decade of research by a leading art historian.
The true identity of the model for Leonardo da Vinci’s painting – produced between 1500 and 1506 – has puzzled art historians for years but now experts are convinced that new research presented by Leverkusen-based Magdalena Soest has lifted the lid on her shady past.
Ms Soest believes that Mona Lisa was in fact the Duchess of Forli and Imola, born Caterina Sforza, and has unearthed a contemporary picture painted in 1487 by Italian artist Lorenzo di Credi to prove it.
The German daily newspaper Bild Zeitung published a montage of the two portraits yesterday – revealing striking similarities. In the earlier picture the countess was 25 and not yet as famous as when Da Vinci later painted her around the age of 40. But the proud pose, the position of the arms and the enigmatic smile is clearly evident in both.
Ms Soest is also reported to have done detailed studies of the nose, hair, lips and cheek structure in order to arrive at her conclusion.
Caterina Sforza was born in 1462, the illegitimate daughter of Galeazzo Maria Sforza, the Duke of Milan, and the wife of one of his followers. She grew up to be a legendary beauty and was celebrated for her courage.
Together with her first husband Girolamo Riaria she led their troops in storming one of Rome’s greatest citadels, the Castel Sant’Angelo, in a bid to install their candidate as the Pope when Sixtus IV died in 1484.
In all, she married three times, had 11 children and countless lovers, but she was brought down in 1499 when she was imprisoned for a year by the Borgias for her plot to poison Pope Alexander VI. Her cities were seized by the infamous family and she retired to Florence, where she died in 1509, aged 46.
Art historians had previously believed that Da Vinci’s sitter was a young Florentine woman who married Francesco del Giocondo in 1495 and thus came to be known as La Gioconda. Other theories suggested she was a transvestite, a prostitute or even Da Vinci himself in drag.
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da admin | Lug 30, 2015 | News
Tra le grandi donne del Rinascimento italiano, Caterina Sforza Riario ha più di un motivo per primeggiare: esercitò anche lei un’influenza politica ma, a differenza delle altre, lo fece anche con le armi, riuscendo in più occasioni a conseguire importanti risultati. Come, ad esempio, quando volle vendicare la morte dei suoi primi due mariti o quando si impossessò di Castel Sant’Angelo, nell’agosto 1484, alla morte di Papa Sisto IV. Caterina aveva solo 21 anni in quei giorni ed era la moglie del signore di Imola e Forlì. Di anni ne vivrà complessivamente solo 46 ma li fece “fruttare” al massimo: tre matrimoni, sette figli, scontri e battaglie e un “hobby” : l’erboristeria, la medicina naturale e i trattamenti di bellezza. Le oltre 400 sue ricette, frutto di ricerche personali anche di alchimia, sono arrivate fino a noi. Insomma, una donna che seppe unire doti “virili” ad un indole molto femminile. Del resto la sua proverbiale bellezza contribuì al suo mito mentre era ancora in vita. Ma, in almeno in un’occasione, fu causa della più brutta delle esperienze: alcuni giorni in balia del feroce duca Valentino, Cesare Borgia, all’indomani della caduta della sua Forlì. Nella sua vicenda si intrecciano i protagonisti della fine del ‘400: gli Sforza (era figlia illegittima del duca di Milano Galeazzo Maria e Ludovico Il Moro era suo zio paterno), i Riario (la famiglia di Sisto IV), i Borgia (con cui fu sempre in frizione, sia con il Papa Alessandro VI che col figlio Cesare) e i Medici (il suo terzo marito fu Giovanni Il Popolano, cugino del Magnifico: dalla coppia sarebbe nato Giovanni dalle Bande nere, il maggior capitano di ventura del Cinquecento e capostipite del ramo dei duchi e granduchi di Toscana).
da admin | Apr 30, 2015 | News
Sabato 6 giugno 2015
presso Libreria Ubik, Via Oberdan 4/c Parma

Londra 1890: Babele, Gran Forno, Inferno e Paradiso. Capitale del Mondo Occidentale. Dai fasti di Buckingham Palace al Popolo degli Abissi, passando per il rutilante mondo della potente borghesia in ascesa. Delitti, intrighi, passioni, amore e morte. Il Crepuscolo di un’epoca, l’agonia del Lungo Ottocento che ha ormai perso la sua innocenza.
da admin | Gen 26, 2015 | News

Gli scrittori del rinascimento raccontano che Caterina Sforza avesse superato per fama, ogni altra donna del suo tempo: era una donna tenace, determinata, molto versatile, si occupava di erboristeria, di medicina, di cosmetica e d’alchimia. Caterina Sforza era anche una donna di incredibile bellezza che spendeva tempo e denaro per preservarle e nessun consiglio veniva tralasciato indipendente da dove arrivasse: antiche ricette orientali, rimedi popolari, miscele che arrivavano da oscuri monasteri che lei cercava con estrema tenacia non esistendo all’epoca cosmetici già pronti.
Le sue ricette sono state tramandate in un libro “Experimenti della excellentissima signora Caterina da Forlì” composto da quattrocentosettantuno rimedi curativi e di bellezza del viso e del corpo con indicazioni per la preparazione di pomate, unguenti, miscele, acqua che Caterina preparava con l’aiuto degli speziali di corte. Questi rimedi sono dei veri e propri esperimenti con i quali Caterina Sforza si dilettava e sperimentava su se stessa.
– Per sbiancare e guarire il viso arso dal sole (per far la faccia bianchissima et bella et colorita)
All’epoca di Caterina Sforza, una prerogativa della bellezza era avere una carnagione chiarissima pertanto Caterina inventò un impacco adatto allo scopo mescolare dello zucchero con del bianco d’uovo e acqua di bryonia (Bryonia dioica, n.d.r.). Con questo miscuglio ci si deve bagnare il viso.
Con questa ricetta spariscono i rossori, la pelle tesa e la desquamazione che accompagna le scottature solari.
– Acqua per far crescere i capelli (per far crescere li capelli)
Questa ricetta di Caterina Sforza è raccomandata per far diventare i capelli lunghi. E’ molto semplice. Si prepara un semplice decotto con una manciata di malva, del trifoglio, del prezzemolo e con questo decotto si fanno diversi lavaggi.
Semplice, da provare per la bellezza e la cura dei capelli di tutte le donne.
– Ricetta per far diventare i capelli biondi e belli (per far li capelli biondi de colore de oro)
Questa ricetta di bellezza di Caterina Sforza per far diventare i “capelli biondi et belli” consiste nel far bollire delle foglie di edera e cenere ricavata dai gambi della stessa pianta.
Dopo che avrà bollito, si dovrà filtrare “et con quella acqua lavati il capo et farai li capelli belli e biondi”.
Caterina però, per rendere la ricetta ancora più sicura raccomanda a tutte le donne di mettere nel decotto anche tre pezzettini di radice di rabarbaro che si lasciano in infusione per un giorno intero. Dopo di che si inzuppa un panno e con esso si avvolge il capo “et lassato stare sino a che sia quasi asciutto et senza dubbio verranuo rilucenti come oro”.
– Ricetta per far diventare i denti bianchi e lucenti
Questa ricetta di bellezza Caterina Sforza è un po’ insolita ma molto semplice da realizzare. Prendi dei grossi gambi di rosmarino e falli abbruciare sin che diventino cenere. Metti detta cenere in una piccola pignatta con qualche foglia di rosmarino acciocchè ne prenda l’odore. Con detta cenere sfrega spesso li denti con una pezza di lino.
Per completare l’efficacia della cenere di rosmarino “et fermare li denti e le gengive, dopo averli sfregati con la cenere lavali con bono vino”.
Ogni uomo ed ogni donna sarà sorpreso dall’efficacia di questa semplice ricetta.
– Ricetta per far profumare l’alito
Caterina Sforza, per avere un alito profumato, consigliava questa ricetta
Ingredienti
– scorza di cedro
– noce moscata
– chiodi di garofano
– cannella
Preparazione
Polverizzare il tutto ed impastarlo con del vino “et fanne pallottole et pigliane ante ed cibo et de poi el cibo”.
Le ultime righe della ricetta raccomandano di non mangiare aglio o cipolla per qualche giorno “et vederai et sentirai miracoli”.
– Ricetta per avere la pelle delle mani bianca e morbida (per far le mani bianche et belle tanto che pareranno de avorio)
Caterina Sforza, non poteva dimenticare la cura delle mani. Ecco una ricetta molto semplice da realizzare e di sicura efficacia per il benessere e la bellezza delle mani di ogni donna:
“Dai a lungo bollore ad acqua e crusca di grano finchè la mescolanza un poco si addensi. Poscia fai colar l’acqua e ancora calda metti in essa un pomo (una mela n.d.r.) tagliato in tocchi e quando essa acqua sarà fredda lavatene le mani che resteranno bianche e morbide ed belle vedersi”.
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