Quanto il maschilismo dell’epoca può aver influito sul giudizio storico negativo che per secoli ha riguardato la figura di Lucrezia Borgia?
Non poco, certamente.
Avvelenatrice incallita, lussuriosa al limite della patologia, perfida, intrigante, amante del potere e del lusso, non esiste un’accusa che non sia stata mossa nei confronti della bionda figlia di papa Alessandro VI, al secolo Rodrigo Borgia.
Eppure uno studio più attento delle fonti documentarie e la scoperta di nuove carte, ci restituiscono di questa donna un’immagine diversa, sicuramente più umana e più vicina a quella della vittima piuttosto che del carnefice.
Tra i membri del clero non furono in pochi a restarne scandalizzati, soprattutto perché Lucrezia, con assoluta naturalezza e nonchalance, era solita comportarsi esattamente al pari degli uomini, senza distinguersi da loro più di tanto; un’abitudine che destò un certo scalpore, tra le tante, fu quella di “osare” occupare, insieme alle proprie dame di compagnia, il coro della Basilica di San Pietro, dove mai si erano viste donne in precedenza.
Qualcuno infine insinuava che il papa, quando era costretto ad assentarsi per un viaggio o un impegno ufficiale, lasciasse l’onere di gestire le questioni di governo proprio alla figlia, una condotta intollerabile per la mentalità del tempo.
Che poi Lucrezia fosse intelligente, colta e assolutamente capace di adempiere ai propri doveri, costituiva un particolare senza rilevanza (Foto da: wikipedia.org).